LA MUSICA CONCRETA
di Roberto Calosci
"Rumori, grandi e
coinvolgenti come sono, base della nostra vita più familiare che gli stessi
raggi del sole, li riproponiamo, infine, ci rioccupiamo di loro e, grazie ai
nuovi apparecchi, lavoriamo nell' ambito stesso della natura"
Henri Michaux - "Passeges" (1942)
La musica concreta nasce e si
sviluppa intorno alla figura carismatica di Pierre Schaeffer nel 1948. Lavorando
presso gli studi della società radiotelevisiva francese ( RTF ) ebbe la
possibilità di utilizzare un vasto archivio discografico e di incominciare a
fare degli esperimenti sul suono e sul rumore. Questa attività lo condusse a
maturare delle convinzioni innovative nell'ambito della composizione musicale
che descrisse in alcuni scritti teorici.
L' "Introdution à la musique concrete" (1949) rappresenta un' introduzione alle
problematiche della musica concreta.
"A la recherche d'une musique concrète" (1952) è invece l'opera teorica
fondamentale in cui descrive i cardini di questo nuovo approccio musicale. In
questo lavoro, dopo avere citato quelli che ritiene esserne i predecessori (
Cage, i futuristi, Russolo ), illustra il perché del nome "musica concreta",
descrive le apprecchiature a disposizione, i problemi teorici, le difficoltà.
Caratteristica di questo filone è l'utilizzo di materiale sonoro preesistente (
concreto, da cui il nome ), registrato su disco o su nastro e proveniente da
situazioni estranee alla consueta pratica musicale, privilegiando contesti
rumoristici tipici della metropoli moderna. Inoltre, viene specificato il
rifiuto assoluto di utilizzare materiale sonoro "astratto", cioè materiale
elettronico puro, che sarà, invece, prerogativa della scuola tedesca di Colonia.
I materiali così registrati, venivano sottoposti ad operazioni di trasformazione
e manipolazione.
Schaeffer sancisce a questo punto la fine del suono dell' orchestra come
archetipo musicale a favore dei suoni e rumori naturali.
In realtà le analogie con Russolo si esauriscono a questo punto, poiché ai
futuristi fu del tutto estranea l' idea della manipolazione del rumore
attraverso operazioni tecniche di qualsiasi tipo.
Inoltre, Schaeffer definisce il fondamentale concetto di "oggetto musicale",
inteso come evento sonoro opportunamente isolato dal suo contesto naturale,
considerato come struttura minimale, con facoltà di manipolazioni per fini
compositivi.
La prima prima realizzazione compiuta fu l' "Etude aux chemins de fer". Come si
evince già dal titolo il materiale sonoro utilizzato è proveniente dalle
attività ferroviarie. Non utilizzando trasformazioni timbriche, ma solamente
successioni e sovrapposizioni del materiale è il più semplice dei brani di
questo autore.
Però, l'utilizzo di un materiale di partenza così fortemente connotato, chiarì
immediatamente il pericolo di cadere in una specie di musica a programma.
Per ovviare a ciò, Schaeffer decise di utilizzare un materiale di partenza più
neutro. Ad esempio nell' "Etude aux cassaroles", vennero utilizzati
registrazioni di rumori di pentole, parole cantate e parlate, rumori di un
battello fluviale. Questo brano fu anche più evoluto dal punto di vista tecnico:
grazie all' utilizzo di magnetofoni a più vie, scoprì la possibilità di
inversione della lettura del nastro ribaltando così le variabili nelle fasi di
attacco e decadimento del suono, il taglio del nastro, la trasposizione verso il
grave o l'acuto del materiale.
In questo stesso periodo, dalla collaborazione con Pierre Boulez e Jean Jacques
Grunenwald nacquero gli " Etude noir", "Etude violette" e "Diapason concertino"
in cui il materiale di partenza è tratto da suoni pianistici opportunamente
trattati.
In realtà Boulez criticò piuttosto aspramente Schaeffer accusandolo di
"esibizione poetica" e di "assenza di dirigismo nella determinazione della
materia sonora" che, a suo avviso, conduceva fatalmente a " una anarchia
pregiudizievole alla composizione ".
Nonostante le critiche, Schaeffer, continuò caparbiamente il suo lavoro
collaborando dal 1949 con Pierre Henry, autore che si dimostrò molto attivo e
prolifico. Da questa collaborazione nacque un' opera di grande portata la "Sinphonie
pour un homme seul" che utilizza la voce umana in diversi contesti. Infatti l'
uomo, al di là dei pochi suoni che riesce a cantare, "grida, cammina, ride,
geme, pronuncia parole o lancia richiami".
In questi anni i compositori che ruotavano intorno allo studio della RTF, ebbero
la possibilità di avere inseriti alcuni lavori nella programmazione musicale
della radio. Ma la loro opinione era che questi sia pur importanti risultati non
bastassero a diffondere adeguatamente le nuove idee compositive a cui stavano
lavorando.
Così, decisero di riunirsi ufficialmente fondando il "Groupe de Recherches de
Musiques Concrète" chiamato anche "Club d'Essai".
Questa fu l' occasione di portare la musica concreta nelle sale da concerto.
Sfortunatamente, la mancanza di un interprete da vedere sul palco, la stranezza
di sonorità nuove diffuse da un altoparlante posto davanti, non interessò il
pubblico che disertò le esecuzioni e la stampa, salvo sporadici casi, ignorò gli
avvenimenti.Perciò, nel 1951, la decisione della RTF di impiantare uno studio
stabile di musica concreta con la finalità di costituire un repertorio
utilizzabile per le proprie trasmissioni, si rilevò un' opportunità da non
perdere.
Nuove e moderne attrezzature furono a disposizione, come i magnetofoni a più vie
che rendevano agevoli le operazione di registrazione e montaggio. Schaeffer ideò
il " morphophone ", un registratore a dieci vie, fornito di filtri, e in grado
di realizzare riverberazioni su nastri chiusi ad anello ed il " phonogene " che
consentiva di trasporre in altezza il materiale con glissandi o intonazioni
fisse.
Altri collaboratori di Schaeffer costruirono il " potentiometre d' espace " che
riproduceva il moto del suono nello spazio.
Con il passare del tempo, così, si costituì un vasto repertorio di composizioni
utilizzate dall' ente radiofonico e molti furono i compositori che collaborarono
con il nuovo studio: Boulez, Stockhausen, Jolivet, Messiaen, solo per citarne
alcuni.
In particolare Edgar Varese, invitato da Schaeffer stesso, nel 1954 vi terminò
la parte elettronica di "Dèserts", per fiati, percussioni, pianoforte e nastro
magnetico. Per questo lavoro, dopo circa quindici anni di silenzio, Varese
lavorò a missaggi ed interpolazioni su materiali sonori registrati nelle
fonderie, nelle segherie e nelle fabbriche di Filadelfia.
Caratteristica di queto brano è la notevole parentela organica tra parti
strumentali e parti concrete, che le allargano in un piano sonoro non temperato,
in un movimento creato attraverso una successione continua di tensioni.
La prima escuzione avvenne il 12 dicembre 1954, al teatro degli Champs- Elysées,
diretta da quel grande protettore della musica contemporanea che fu Hermann
Scherchen, anche se l' imperfetta realizzazione del missaggio in diretta non
consentì di apprezzarla in tutta la sua potenzialità.
Tutti questi avvenimenti consentirono a Schaeffer di relizzare un altro progetto
che gli stava molto a cuore da vari anni, la classificazione degli " oggetti
musicali ".
Questa classificazione, che doveva tenere conto della tipologia e della
morfologia dei materiali registrati, da un lato segnò il superamento dei canoni
concreti ortodossi, dall'altro favorì una ricerca sull' evento sonoro in quanto
tale avvicinando il pensiero musicale francese a quello della scuola tedesca di
Colonia più attenta ad una asettica analisi del suono preso nella sua
singolarità.